Continua il mio cuore a battere.
E’ l’unica cosa che riesco ancora a sentire.
E’ l’unica cosa che riesco ancora a sentire.
Prolungo le mura di questa città
che raccontano ancora delle nostre gesta, dei miei passi lenti, dei tuoi sguardi.
Delle mie vittorie dietro una performance da buffone dell’ultimo istante, delle
urla a un inglese ubriaco, delle nostre risa.
Della luce riflessa dalle fronde dei
platani nei tuoi occhi.
Non ho imparato
Ho compreso molto, forse, di
quanto accaduto. Nonostante ciò non riesco ad essere un'altra persona, non
riesco a dimenticare quello che sono stato assieme a quello che ho amato. Mi
sembra strano poter pensare di essere solo. Mi sembra strano anche il pensare
di rimanere qui. Lontani.
Non ho imparato nulla
Ripeto il mio mantra in questa
giornata di Agosto, perso sotto un sole che sembra aver perso fiducia in se
stesso. Anche lui. Intorno una città che non sa più nemmeno essere deserta.
Pazzesco, mi viene quasi da ridere. Fino a
ieri a lamentarsi di quanto potesse essere desolante rimanere da soli in
città ed oggi invece sentirsi costretto
a convivere con tutte queste persone. Un fiume in piena di uomini e donne intente
a calcare le mie strade. Si le mie strade.
Non ho ancora imparato nulla
Continuo a tenere abbottonate le
asole della mia camicia, fino all’ultima. La mia cravatta, le mie scarpe
eleganti, pulite, assieme a questo mio sorriso sottile, fanno da cornice ad un
uomo che qualche sprovveduto potrebbe pensare “sicuro di se”. Cammino e
lentamente mi avvicino al negozio dove lavoravi, dove anch’io mi sentivo di
casa. Ora un drugstore ha preso il suo posto. Dentro cinque uomini di paesi
lontani sorridono davanti i loro cellulari. Scorro attentamente il bordo
dell’entrata e riconosco ancora le macchie sul muro. Quelle che ero solito
fissare mentre ti aspettavo o mentre fingevo di non fissarti.
Non ho ancora imparato nulla da te
Ho sempre pensato che l’Estate
non sia assolutamente democratica. Come se poi la democrazia possa avere o
essere un valore. Una stagione che tende a polarizzare il bene e il male, la
compagnia o la solitudine. Bella certo per chi può viverla, pessima per chi
costretto a guardarla da dentro l’automobile. Parcheggiata.
Un’estate questa in
cui sono sempre più lontano da quelle che credevo essere le mie certezze.
Un’estate lontana dai sogni ma molto vicina alla realtà.
Una realtà che mi divide,
definitivamente, da te.
“Scusi, Signore? Può farci una
foto?”
“Come?”
“Può fare una foto a me e mio
marito?”
“Certo… dove preferite?”
“Te l’avevo detto Laura di fare
da soli, che diavolo però.”
“Non ti preoccupare…Va benissimo
qui Signore, in questa direzione. Ecco, se riesce verso il tramonto.”
“Perdonatemi ma forse è meglio
dall’altra parte, verso il centro della Città.”
“Non si preoccupi, la conosciamo
già. Ci riprenda con il tramonto alle spalle. Grazie infinite.”
Il rumore simulato di uno scatto fotografico
rompe il silenzio del momento.
Rimango fermo mentre la coppia,
salutandomi, si allontana abbracciata.
Non ho ancora imparato nulla. Davvero.