Miyajima

Miyajima

martedì 5 agosto 2014

Istantanea

Continua il mio cuore a battere. 
E’ l’unica cosa che riesco ancora a sentire.

Prolungo le mura di questa città che raccontano ancora delle nostre gesta, dei miei passi lenti, dei tuoi sguardi. 
Delle mie vittorie dietro una performance da buffone dell’ultimo istante, delle urla a un inglese ubriaco, delle nostre risa.
Della luce riflessa dalle fronde dei platani nei tuoi occhi. 

Non ho imparato

Ho compreso molto, forse, di quanto accaduto. Nonostante ciò non riesco ad essere un'altra persona, non riesco a dimenticare quello che sono stato assieme a quello che ho amato. Mi sembra strano poter pensare di essere solo. Mi sembra strano anche il pensare di rimanere qui. Lontani.

Non ho imparato nulla

Ripeto il mio mantra in questa giornata di Agosto, perso sotto un sole che sembra aver perso fiducia in se stesso. Anche lui. Intorno una città che non sa più nemmeno essere deserta. Pazzesco, mi viene quasi da ridere. Fino a  ieri a lamentarsi di quanto potesse essere desolante rimanere da soli in città ed oggi invece sentirsi costretto a convivere con tutte queste persone. Un fiume in piena di uomini e donne intente a calcare le mie strade. Si le mie strade.

Non ho ancora imparato nulla



Continuo a tenere abbottonate le asole della mia camicia, fino all’ultima. La mia cravatta, le mie scarpe eleganti, pulite, assieme a questo mio sorriso sottile, fanno da cornice ad un uomo che qualche sprovveduto potrebbe pensare “sicuro di se”. Cammino e lentamente mi avvicino al negozio dove lavoravi, dove anch’io mi sentivo di casa. Ora un drugstore ha preso il suo posto. Dentro cinque uomini di paesi lontani sorridono davanti i loro cellulari. Scorro attentamente il bordo dell’entrata e riconosco ancora le macchie sul muro. Quelle che ero solito fissare mentre ti aspettavo o mentre fingevo di non fissarti.

Non ho ancora imparato nulla da te

Ho sempre pensato che l’Estate non sia assolutamente democratica. Come se poi la democrazia possa avere o essere un valore. Una stagione che tende a polarizzare il bene e il male, la compagnia o la solitudine. Bella certo per chi può viverla, pessima per chi costretto a guardarla da dentro l’automobile. Parcheggiata. 
Un’estate questa in cui sono sempre più lontano da quelle che credevo essere le mie certezze. 
Un’estate lontana dai sogni ma molto vicina alla realtà.
Una realtà che mi divide, definitivamente, da te.



“Scusi, Signore? Può farci una foto?”

“Come?”

“Può fare una foto a me e mio marito?”

“Certo… dove preferite?”

“Te l’avevo detto Laura di fare da soli, che diavolo però.”

“Non ti preoccupare…Va benissimo qui Signore, in questa direzione. Ecco, se riesce  verso il tramonto.”

“Perdonatemi ma forse è meglio dall’altra parte, verso il centro della Città.”

“Non si preoccupi, la conosciamo già. Ci riprenda con il tramonto alle spalle. Grazie infinite.”

Il rumore simulato di uno scatto fotografico rompe il silenzio del momento.

Rimango fermo mentre la coppia, salutandomi, si allontana abbracciata.

Non ho ancora imparato nulla. Davvero.