Un personaggio è quello che ci vuole, quello che viene
chiesto in questo momento dalla società in cui vivo.
Da bravo attore studio il
mio ruolo con dedizione quotidiana.
Un impiegato, un disoccupato, un artigiano, un libero
professionista, un medico, un meccanico.
Mi definiscono Avvocato ma non sono sicuro di esserlo.
Non
almeno nel profondo della mia coscienza.
Ogni attività del mio quotidiano cerca disperatamente di
allontanarmi dalla mia essenza, da quello che sono realmente: un uomo.
Vesto ogni mattina la stessa maschera che inizia a pesare
troppo sul volto.
E pensare che ho iniziato così, quasi per gioco, senza accorgermi di
quanto stava succedendo.
Ho proseguito trovandomi da solo davanti alla mia Persona.
Quella reale, che conosco bene.
Ho smesso di essere me stesso. Questo è quanto.
- Ascensore fermo
all’ ottavo piano del condominio in via Pisacane -
“Che Diavolo! E’ mai
possibile, in due settimane rimanere tre volte bloccati?”
La voce di una persona accanto che non credevo nemmeno fosse
presente si impossessa della mia attenzione. Quasi non mi ero accorto di essere
fermo. Prendo tempo e cerco di non rispondere. Scruto le possibili soluzioni e
non vedo altra uscita che fingere di essere gentile. Cordiale.
“Vero, non è
assolutamente accettabile”
Risposta di ghiaccio la mia. Non aggiungo ne tolgo nulla,
provo ad immaginare di essere altro. Penso ad una puntata della mia serie
televisiva preferita.
“E adesso? Il campanello dell’allarme sembra non
funzionare. Proviamo a bussare sulla porta!”
Non ho mai pensato qualcosa di più banale e allo stesso
tempo inutile.
Mi libero di ogni remore e provo a telefonare. C’è la linea.
“Pronto buongiorno
sono Giorgi del condominio in via Pisacane. Vorrei avvisarvi che al momento
siamo qui bloccati io e la signorina…”
“Russo!” Tuona la voce astante.
“Signorina Russo si…
Mandate un tecnico appena potete!”
“Grazie avvocato!”
Riprende la voce della giovane ragazza.
Da questa affermazione comprendo che le persone, anche in
queste difficolta, non conoscono che il mio appellativo socialmente
riconosciuto. Non conoscono nemmeno il mio nome. Non serve.
Improvvisamente inizia la mia esistenza a vacillare, ogni mia certezza a cadere. Incomincio a pensare a tutto quello che quotidianamente vivo.
Prendo a riflettere su cose che riescono a
farmi sentire vero, lontano da qualsiasi appellativo.
Lontano dall'essere
chiamato, da tutti, Avvocato.
Koan esistenziale I
- Odio i gruppi Rock commerciali che suonano in playback senza preoccuparsi di fingere dei cavi
- Penso spesso che sarebbe molto meglio se le cose andassero davvero come vorrei
- Adoro gli sguardi profondi delle signore over 50 sudamericane mentre scrutano le loro coetanee europee
- Penso che il vuoto assoluto sia la Domenica mattina mentre provo a capire il senso della Vita
- Odio l’estate, non è democratica
- Dovrei vivere come fosse l’ultima possibilità mentre mi ostino a ripetere ogni giorno lo stesso supplizio
- Non so dove sia Samarcanda o più in generale l’Uzbekistan. Detesto chi ne parla
- Vorrei avere una persona accanto che mi ami profondamente senza pensare troppo alle inconvenienze che l’amore porta
- Ho sempre amato le finestre
- Odio la povertà così come la ricchezza
- Vorrei avere tempo, tempo infinito così da capire cosa si intende con termini come: spazio, vuoto o miscellanea
- Invidio tutte quelle persone che sostengono discorsi sul “potercela” e “dovercela” fare. Vorrei credergli
- Non sopporto chi assegna valore in base al successo ottenuto nella vita
Penso di dover iniziare a vivere senza pensare a quello che gli altri si attendono da me.
Penso di essere un uomo e non un avvocato.
Finisco di pensare ed avverto l’ascensore riprendere vita.
Torno
a salire.