Miyajima

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mercoledì 19 novembre 2014

Il Circolo Trevi - Essere Tredici


Per non dare nell'occhio, Spatia era in anticipo su Federico di circa mezz'ora alla guida della sua Mercedes nera.

Tredici si rigirò le maniche della camicia fino al gomito. Spatia, che non aveva mai avuto particolari rapporti con il suo improvvisato compagno di viaggio, scoprì che quello che si diceva su di lui era vero. Sul braccio sinistro, pochi centimetri sotto il gomito, una cicatrice era uscita allo scoperto dopo che Tredici aveva tirato su le maniche.
Tredici era nato sotto il segno del crimine. Infatti, sin da piccolo era cresciuto sotto l’influenza di un padre dedito alla malavita. Nonostante questo, dai genitori gli fu insegnato un profondo rispetto per un codice d’onore, lontano dalla legge, ma pur sempre un codice di comportamento. Una delle prime leggi, se non la prima, era il rispetto della vita. 

Un uomo andava ucciso o sacrificato solo in casi estremi, quando non c’erano altre vie. Per questo la prima volta che Tredici uccise un uomo, all’età di diciannove anni, si procurò un taglio netto sul braccio, cosicché mai dimenticasse quell’avvenimento. Non solo, ogni volta che avrebbe ucciso di nuovo, avrebbe riaperto quella ferita a testimonianza di un atto che in qualche modo violava un codice morale superiore.  

Nessuno sapeva con esattezza quante volte Tredici avesse riaperto quella cicatrice, ma in molti l’avevano vista sanguinare almeno una volta.

Per Spatia, quella era la prima volta che vedeva con i propri occhi quella ferita di cui aveva sentito parlare. Pensò che probabilmente l’avrebbe vista sanguinare da lì a pochi giorni. 

Poi pensò di chiedere qualcosa in più al compagno di viaggio, ma si interruppe dopo aver inspirato l’aria per iniziare il discorso e lasciò cadere le sue intenzioni in un piccolo sbuffo d’aria dal naso.
Riprese a guardare la strada e soffocò le sue curiosità.
Avrebbero proseguito fino a Barrea per poi ricevere sul luogo nuove istruzioni su dove dirigersi e su come chiudere definitivamente il problema Lo Monaco.

Il conto alla rovescia proseguiva incessante e inesorabile.