Rosso. Motori che rombano
in attesa che diventi verde, veicoli che si ammassano uno sull’altro. No, non
sto descrivendo la partenza di una gara.
Solo una normale strada
trafficata in una grande città alle prese con un semaforo, un microcosmo che
descrive bene la realtà in cui viviamo e l’approccio delle persone nel contesto
sociale.
Da un punto di vista del
rispetto delle regole, al comparire della luce arancione prima, e rossa poi,
l’utente della strada deve fermare il proprio veicolo prima della riga
orizzontale che delimita la parte di carreggiata in cui fermarsi senza
intralciare il traffico (incluso quello pedonale) e i veicoli che seguono
devono incolonnarsi dietro al primo. Semplice.
Come si comporta chi
guida uno scooter (oggi ne esistono una grande quantità e varietà di
dimensioni, cilindrata e potenza)?
Il primo che arriva
sorpassa la fila delle auto e, nella migliore delle ipotesi, ferma il proprio
due ruote sulla striscia in questione.
Gli altri, dal secondo
fino al quarto/quinto (a seconda della larghezza della strada), si affiancano
al primo.
Il successivo supera la
prima fila e si ferma in diagonale rispetto alla linea della strada.
E così ogni motociclista
che giunge va a sovrapporsi ai primi. Negli orari di traffico intenso, quando
al semaforo in questione giungono anche venti veicoli a due ruote, si formano
strani ammassi metallici, in cui l’ultimo arrivato occupa una della posizioni più
avanzate e con maggiore disordine, spesso andando ad occupare anche il senso di
marcia opposto.
Un tetris caotico e
rumoroso.
E quando finalmente
scatta il fatidico verde, l’adrenalina che si percepiva nelle ruggenti (quanto
inutili) accelerate nervose viene scaricata a terra.
I clacson impazzano nel
decimo di secondo successivo al verde, gocce di sudore che volano nell’aria e
mani sugli acceleratori.
Ognuno cerca il sorpasso
nei confronti di quelli che sono avanti, tagliando la strada, strombazzando a
tutto spiano e rivolgendo coloriti epiteti agli omologhi su due ruote. Tutti si
sparpagliano sulla strada fino, ovviamente, al semaforo successivo.
È assolutamente interessante
come tale comportamento ricalchi esattamente il modo di pensare di noi italiani
in ogni contesto che si può riassumere in:
-
Anche se arrivo dopo gli altri posso
superare/prevaricare.
-
Anche se non sono in una zona consentita, in
fondo non creo grandi danni (se infrango qualche regola in fondo che male c’è).
-
Gli altri rompono solo le scatole, mi
intralciano (quindi posso suonare il clacson/protestare).
-
Non rompete le scatole a me! State calmi brutti
stolti! (sono gli altri a suonare il clacson verso di me).
Insomma, siamo sempre
pronti ad invocare il rispetto da parte degli altri e quasi mai ad assumere lo
stesso comportamento verso il prossimo.
In fondo vale sempre la
regola aurea: ma se lo fanno tutti perché non posso farlo anch’io?
Ci vediamo al prossimo
incrocio!