Scusa. È una semplice parola spendibile in una
moltitudine di occasioni. Mi viene in mente quando si chiede un’informazione,
quando si fa un errore di distrazione, quando si commette un atto irrispettoso.
«Scusi, che ore sono?»
In generale, almeno per quello che credo, il chiedere
scusa deve essere legato ad un atto di umiltà, di consapevolezza dell’errore o
del gesto compiuto. D’accordo, non necessariamente ci deve essere un pentimento
legato a chissà cosa, ma comunque quello “scusi” dovrebbe essere ancorato al
sincero desiderio di invocare perdono per un disturbo –seppur minimo– arrecato.
Ben altro caso è quando si chiede scusa in seguito ad
un tradimento d’amore, o ad una grave dimenticanza.
Disgraziatamente, oggi questa parola è inflazionata,
abusata, ridicolizzata e la si è resa orfana del suo legame imprescindibile con
quel sentimento di pentimento.
Immaginiamo una persona che passa con il semaforo
rosso e poi, resosi conto che stava per uccidere un suo simile, chiede scusa
(vi assicuro che già è tanto!).
In questo caso, nella testa di chi la pronuncia,
quella parola conferisce il perdono a
peccatis suis, scagionandolo completamente da ogni legame con la leggerezza
commessa. Non che sia sbagliato chiedere scusa, tutt’altro, ma sembra quasi che
ogni atto è ammesso purché poi si chieda scusa.
In maniera ancor più evidente, questo tipo di logica
emerge quando a chiedere scusa è il politico, amministratore o funzionario
pubblico di turno.
«Ho rubato, chiesto e dato tangenti, speculato, speso
denaro pubblico per fini privati, ho contraffatto le schede elettorali. Chiedo
scusa agli italiani.»
Davvero quel chiedere scusa ha un significato?
È una parola vuota, che si è diffusa sostituendo
quella originale.
Ed è un vero peccato! Perché, significati religiosi a
parte, il chiedere scusa, chiedere il perdono, è un atto importante a livello
sociale, nella famiglia quanto nello stato, purché fatto realmente con sincerità,
dispiacere e cognizione del fatto che l’errore commesso non sia dovuto ad un
comportamento irrispettoso o disonesto reiterato e consapevole.
Chiedo pertanto la riabilitazione delle scuse, quelle
vere, quelle fatte con il cuore, quelle che, una volta fatte, ci inducono a non
sbagliare più.
Chissà, forse scopriremmo tutti come sia gratificante
chiedere ed accettare scuse, con il fine di migliorare la nostra vita e di
quelli che ci sono intorno.
Suona evidentemente come un’utopia?
Chiedo scusa, sinceramente, ma in fondo, è bello credere
che non ci siano limiti per l’evoluzione dei rapporti umani.
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