È vero. Non lo rinnego.
Passeggiavo distratto quando ho visto tre ragazzi prendersela con un loro
coetaneo, un loro pari.
Lo hanno insultato, poi
strattonato. Erano alti, grandi e grossi. Nei loro occhi ho visto rancore e
violenza, ma anche solitudine e sconforto. L’altro era come loro, vestito allo
stesso modo, ma era da solo. Ha detto qualche parola a testa alta, ha tenuto
botta e ha strattonato uno dei tre. Pare che il motivo del contendere fosse uno
sgarbo al semaforo. Uno sguardo di troppo mentre diventava verde e l’acceleratore
rombava furioso.
Così sono scesi e hanno deciso
di regolare i conti.
Mentre camminavo tra i miei
pensieri ho sentito insulti che non ho voglia di ripetere.
Poi uno di quei tre ha spinto
più forte e quello da solo gli ha dato un pugno. L’altro ha contraccambiato
immediatamente e quello è finito a terra. Sono iniziati i calci, mentre le
parole continuavano a volare come in precedenza.
Hanno continuato tutti e tre
ad accanirsi. Quello ha smesso di dire parolacce e ha provato a divincolarsi.
Uno ha tirato fuori un coltello dalla tasca. Il tempo si è fermato per un
attimo. Era lì, sopra quello a terra con il labbro spaccato. Era stato un
crescendo che stava per avere un tremendo epilogo.
Ma io passeggiavo in quel
momento. Così ho tirato dritto, ho superato la scena e non saprò mai come è
andata a finire. Sono tornato nei miei pensieri, aggiungendo un ricordo ad
altri migliaia.
Passeggiavo quando ho visto
due auto ferme al semaforo con la musica ad alto volume. Erano lì, accanto a
me. Poi, non so come, sono volate parole grosse, parole di odio e di sfida, di
chi ha poco da perdere e poche certezze sul proprio futuro.
Hanno sgommato e lasciato le
auto sul marciapiede.
Sono scesi e io passeggiavo
proprio lì.
Erano tre contro uno, ma la
spavalderia era la medesima. Stesse parole, stesse minacce, stesse offese. Si
sono spintonati, uno contro l’altro, come alci che si prendono a cornate, ma
senza un motivo che riuscissi a comprendere veramente.
Poi quello da solo ha dato un
pugno sul volto ad uno dei tre. Un colpo secco.
Il suo amico però è corso
subito in difesa. Pum! Un pugno diretto. Altri improperi e altre botte. Quello
era solo e stava avendo la peggio. Ehi, fermi! Fermatevi subito.
Ho urlato contro di loro. Si
sono fermati per fortuna. Quello da solo respirava affannato dopo aver
incassato un paio di calci. Per forza, da solo contro tre.
Eppure, col fiato corto e il
labbro spaccato mi ha guardato negli occhi e mi ha detto con una strafottenza
che non avevo mai visto “che vuoi? Fatti i cazzi tuoi e vattene!”.
Avrei voluto essere pronto e
rispondere con risolutezza, ma non capivo. Quel ragazzo stava per essere
picchiato e aggrediva me che volevo salvarlo.
Insomma, basta, fatela finita.
Ho aggiunto, camminando verso di loro, come se stavolta potessero finalmente
comprendere il significato delle mie parole.
“Ehi, ma allora non ci senti”,
ha detto uno dei tre. Si era dimenticato in un attimo del tipo che stava
picchiando e venendo verso di me ha urlato “levati dal cazzo”.
Nel frattempo gli altri dietro
si stavano guardando di nuovo con odio, pronti alla resa dei conti non appena
avessero allontanato il loro piccolo problema che li infastidiva.
Un attimo dopo, il tipo
dell’ultima minaccia mi ha spinto come fossi uno di loro. Avrei dovuto
arrabbiarmi? Reagire? Picchiarlo? Invece mi sono limitato a dirgli che era da
codardi picchiare uno in tre. Al che, senza che mi accorgersi di nulla, mi sono
accorto che erano in quattro contro uno. Mi hanno colpito un paio di volte, ma
mi sono difeso. Poi uno ha tirato fuori un coltello e senza remore me lo ha
piantato in pancia. È uscito sangue come da una fontana. Sono scappati di
corsa. Sono risaliti in macchina, si sono minacciati e dati appuntamento non so
dove.
Io ero ancora a terra. Non in
pericolo di vita, ma dannatamente dolorante. Avrei voluto gridare aiuto, ma era
giorno! Cavolo, pieno giorno! Possibile che nessuno mi vedesse sporco di sangue
e accasciato su un fianco?
In quel momento passava di lì un
signore. Ho incrociato il suo sguardo e ho aperto gli occhi con la felice
convinzione che ero a posto, salvo. Quello però ha spostato il volto e tirato dritto
verso casa, perso nei suoi pensieri.
Mi hai ricordato la parabola del Buon Samaritano, e mi ha fatto venire i brividi questa storia, come vorrei che fossero solo racconti o film... e come vorrei che non ci fosse tutta questa rabbia nei nostri cuori. Se mi dovessi trovare in una situazione del genere, spero che Dio mi dia il coraggio e il cuore di fare la cosa giusta. E' così bello vivere nell'amore!
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