Miyajima

Miyajima

mercoledì 19 marzo 2014

Supermarket


So bene perché sono qui in questo momento. Sembrerà strano ma riesco ad esserne pienamente consapevole, senza troppe difficoltà. Il segreto è avere appreso e metabolizzato il fatto di avere uno scopo per ogni istante della mia vita, pur non conoscendolo. 
Il fatto che esista, lo so, ne sono certo è quanto basta.  
La differenza tra me e tutto il resto è proprio questo. Il mio scopo è quello di vivere ogni istante come fosse l’ultimo anche senza conoscere fino in fondo le cause.

Ore 19:50 Chiusura Supermarket

La fila estenuante non mi preoccupa. Quella che poteva essere una giornata tremenda non terminerà così mestamente. Il mio è un “No” assoluto.

"Permette?"

"Come scusi?"

"Permette, devo prendere il carrello?"

"Che modi! Maleducato!"

Supero la porta scorrevole di entrata e la prima sensazione è di freddo. Se possibile ancor più pungente del vento in tangenziale. 
Ancora di più dell’ultimo saluto di chi ho amato e amo ancora. Non mi perdo dietro facili riflessioni però. Prendo l’ultimo carrello rimasto pentendomene subito, penso che questi maledetti “Padri” del consumo mi hanno già “fregato”. Mi aggiro tra gli ortaggi di stagione: cavoli, broccoli e cavolfiori convinto di potercela fare a comprare lo stretto necessario. Questo è quanto l’inverno può ancora raccontare. Inizio a somatizzare il fatto che la giornata stia terminando, supero gli ultimi brividi di freddo che ho sulla schiena e raccolgo le quattro cose che mi servono. 
Rovisto tra varie etichette “bio” con occhio attento.

"Carla ti prendi  solo quelle con lo “0” sopra."

"Queste non lo sono?"

"No, non lo sono…solo uova con lo “0” ti ho detto."

Tra  una sede di produzione e l’altra, da una data di confezionamento a una di scadenza mi arrovello ancora su qualche barlume di incazzatura giornaliera. Poco importa, continuo a immagazzinare ogni informazione come Keyser Soze. Ad ogni passo sento di acquistare il controllo della situazione.  Inizio a leggere parole senza senso mentre davanti a me un anziana signora si sofferma davanti l’ultima busta di insalata. Mentre mi avvicino al mio trofeo scorro etichette arrecanti slogan come “prodotto” a Spoleto, Asiago, Latina, Brescia. Trovo davanti i miei occhi i nomi di posti che non ho mai visto ma è come se li avessi sempre vissuti. Mi avvicino, il verde della busta devo dire è particolarmente intrigante. Vado sicuro, il formato è per single, si tratta di una manciata di grammi. 
Posso affermare che la busta è mia. 
Mi affretto pensando all'appuntamento di questa sera.

"Scusi riesce a dirmi la data di scadenza per quell'insalata."

La voce mi arriva come una eco elfica. Sento già  i canti in lontananza di Tom Bombadil. Mi riprendo.

"Scusi?"

"Le chiedevo se sapeva dirmi quando scade la busta dell’insalata. Sa alla mi età non si vede poi tanto bene."

I neon del supermercato iniziano ad entrare nella mia cornea con una certa insistenza. Rimango sempre più stordito non tanto per il fatto che a quest’ora il mio unico pensiero è andare a casa. Rimango di stucco perché la busta l’ho già presa, è nella mia mano.  Ho davanti una genio del male?

"Vediamo, scade oggi signora. Ecco, riesce a vedere?"

Mento spudoratamente.

"Le ho detto che non ci vedo. Beh, se scade oggi però credo che per me possa andare bene lo stesso."

Ardita devo dire. Questi classe ’32 non mollano mai, non c’è nulla da fare.

"Prego Signora, prenda pure."

Contraggo ogni parte del mio corpo. Perché continuo a mentire  a me stesso?

"La voleva lei? Prenda pure, non c’è alcun problema." 

"Vede ho lasciato Spike fuori che sta abbaiando. Forse è il momento che esca, mi può vedere se c’è qualcos’altro che non scada oggi?"

Arriva l’inspiegabile. Agisco imprudentemente, dalla bocca mi escono parole alla mente senza senso. Non rispondo di me.

"Signora, la prego,  prenda pure. Non importa. Questa sera mangerò altro."

Sorrido mentendo a lei e a me stesso.  Mi faccio schifo.

"Grazie allora, grazie davvero."

"Di nulla." Balorda penso.

Continuo il mio peregrinare tra gli scaffali svuotati, cerco di dare un senso alle mie azioni ma non riesco. Il senso non è per forza dentro le cose. Il senso di quello che compio non lo comprendo mai. Almeno non immediatamente. 
Cammino verso l’uscita, con fare da sconfitto, e lentamente mi avvicino alle serrande delle grandi porte finestre. 
Da lontano vedo il cammino dinoccolato di una persona ed il suo cane. Soli rispetto al resto delle auto che corrono.

Il Senso forse è come il trucco di un mago, c’è ma non si vede.

3 commenti:

  1. Mi è piaciuto molto!! Bello! Mi ha fatto anche sorridere :D

    RispondiElimina