Miyajima

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venerdì 8 novembre 2013

Donne, uomini, rispetto e parità


Io, lo chiarisco sin da subito, sono un uomo che non ha vissuto l’epoca del femminismo, quella delle lotte, della parità desiderata, quella del “il corpo è mio e lo gestisco io”.
Però vedo quello che succede adesso.
La prima cosa che mi viene da pensare sul tema è che ci sono contraddizioni. Sì, contraddizioni. Da un lato so che ci devono essere la parità e le pari opportunità tra uomini e donne. Sulle offerte di lavoro c’è scritto infatti ricerca aperta ambo i sessi come da decreto bla bla bla…
Una donna capo del governo? Perché no. A capo del senato? Perché no. Donne nello sport, nella vita di tutti i giorni, negli incarichi più prestigiosi, stessi stipendi ed opportunità. Nella realtà dei fatti non è così. Ma dicono che la strada è quella giusta. Quote rosa e donne in carriera. Avanti così!
Poi però, c’è tutta una realtà sommersa che tutti conoscono, avallano, accettano e perseguono, fatta di corpi nudi, di ingiustizie, di stipendi più bassi e di banalizzazione. La cosa peggiore è che spesso le donne sono pari agli uomini (in questo caso sì!) nel considerarsi su un altro livello.
Dico subito che le diversità ci sono e devono  essere accettate. Ma non è questo il punto.
Una cosa veramente assurda è il dover sempre rapportare le donne all’estetica.
La Merkel è brutta, la Bindi altrettanto (poi sempre a mettere ‘sto “la” prima del cognome…). Hai visto la Brambilla aveva le cosce di fuori?
Mica ci importa niente se Bersani o Alfano sono belli o brutti. Non è discriminazione questa? Non è fare il solito riferimento al fatto che l’uomo è cacciatore e la donna è un corpo-preda?
Altrettanto assurdo è quello che succede quando ci sono le notizie riferite ad eventi drammatici di morti o feriti. Cinquanta morti, di cui venti tra donne  e bambini. “Donne e bambini”? Cos’è, la categoria degli indifesi? Come se le donne non fossero autosufficienti o meno capaci nella sopravvivenza. In un’epoca in cui la tecnologia fa tutto poi…
Allo stesso modo, quando si parla di malviventi: la banda era composta da dieci criminali, di cui due donne. Ma che ci importa? Se una persona (PERSONA) è brava, competente, malavitosa, eroica, infima, delinquente, omicida, disponibile, importante, banale o quello che volete, il sesso ha poca importanza.
Eppure stiamo sempre lì a sottolinearlo.
Altri stereotipi: l’uomo offre la prima cena insieme. L’uomo tiene la porta aperta alle donne che attraversano la soglia. La donna ammicca e fa vedere le forme. L’uomo è forte e la donna decide. Alcuni retaggi (per carità, nulla di grave) ma che nascondono un mondo di convinzioni.
La percezione del sesso in molte persone: è l’uomo che ha un fine, la donna è un mezzo. Le conseguenze le vediamo nelle storie di tutti i giorni, che raccontano un mondo di ragazzi disorientati sul tema uomo-donna: stupri, violenza, baby-prostituzione e sexting, l’ultima frontiera della banalizzazione e distruzione del rispetto e dell’amor proprio.
Ma veramente vogliamo che sia così?
È vero, siamo fatti in modo diverso, ma basta davvero con queste storie.

Donne, ribellatevi allo stereotipo di donna.
Uomini, ribellatevi allo stereotipo di uomo.
Persone, costruitevi davvero un futuro senza discriminazioni.

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