Miyajima

Miyajima

venerdì 15 novembre 2013

Sola


Un breve racconto emozionale, che coinvolge la mente e diversi sensi.

Istruzioni per la lettura:


1.  Ascoltare in sottofondo la Canzone: Shine on you crazy diamond, Pink Floyd. https://www.youtube.com/watch?v=R0sw2CgysWY

2.  Dare uno sguardo al Quadro: Sole del mattino, Edward Hopper.



3.  Pensare al Colore: grigio scuro.


4.  Leggere quanto segue:


«Vattene, sei solo un povero idiota! Bastardo!» Gli avevo urlato contro. Era solo l’ennesima volta che accadeva una scena del genere. Non ci eravamo resi conto che ricoprirci di insulti l’un l’altra era diventata quasi un’abitudine, un gesto svuotato dei suoi significati, tante volte l’avevamo vissuto. Eppure mi lacerava l’animo procurandomi ferite che avrebbero lasciato piccole cicatrici per sempre.
Trascinavamo il nostro rapporto in modo patetico. Se c’era stato vero amore, in quel momento era ridotto ad un pallido riflesso impercettibile.
Eravamo usciti quella sera per stare insieme, per ritrovarci, per dirci quanto ci amavamo, per sorridere sotto la luna.
«Ti amo.» Lo avevamo detto entrambi. Forse senza consapevolezza della menzogna. Ma tutto era come al solito. Il rancore permeava ogni nostra interazione. Ci davamo colpe su colpe, rispondendo con scuse ad accuse, con offese a provocazioni. Fu sufficiente una banalità, una scintilla in un enorme mucchio di sterpaglia secca sotto vento.
Il cambiamento fu repentino nella nostra conversazione. Non ci interessò di essere in mezzo alla strada, con altre persone che ci camminavano intorno.
Era chiaro che il nostro rapporto era concluso, eppure non eravamo disposti ad accettarlo, non so perché. Ci prendemmo a male parole. Rimproveri e critiche sputate ad alta voce.
«Vattene, sei solo un povero idiota! Bastardo!» Dissi ad un certo punto. Giocavamo sullo stesso piano. Rispose annuendo. Si voltò e se ne andò.
Non lo avrei più rivisto in vita mia.
Rimasi immobile senza punti di riferimento. Scoppiai in lacrime lasciando libere le emozioni che avevo trattenuto fino a quel momento per non mostrarmi debole. Eppure quelle parole erano uscite con convinzione dalla mia bocca. Ripensai alle serate passate insieme, alle domeniche al mare, al suo sorriso, al suo odore. Era finita.
Ero ancora ferma con il volto rigato di piccole scie umide di pianto.
La mia testa si perse in un vortice di pensieri confusi mentre mi incamminai verso casa. Dentro vi trovai foto, lettere, regali e mille altri riferimenti a quella persona che non avrei mai più rivisto. Piansi di nuovo con l’intenzione di abbandonarmi all’ineluttabile fine che mi attendeva.
Mi addormentai vestita nel silenzio della solitudine della mia casa da single.

Avevamo fatto la cosa giusta.

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