Un breve racconto emozionale, che coinvolge
la mente e diversi sensi.
Istruzioni per la lettura:
1. Ascoltare in sottofondo la Canzone: Shine on you crazy diamond, Pink Floyd. https://www.youtube.com/watch?v=R0sw2CgysWY
2. Dare
uno sguardo al Quadro: Sole del mattino, Edward Hopper.
3. Pensare al Colore: grigio scuro.
4. Leggere quanto segue:
«Vattene,
sei solo un povero idiota! Bastardo!» Gli avevo urlato contro. Era solo
l’ennesima volta che accadeva una scena del genere. Non ci eravamo resi conto
che ricoprirci di insulti l’un l’altra era diventata quasi un’abitudine, un
gesto svuotato dei suoi significati, tante volte l’avevamo vissuto. Eppure mi
lacerava l’animo procurandomi ferite che avrebbero lasciato piccole cicatrici
per sempre.
Trascinavamo
il nostro rapporto in modo patetico. Se c’era stato vero amore, in quel momento
era ridotto ad un pallido riflesso impercettibile.
Eravamo
usciti quella sera per stare insieme, per ritrovarci, per dirci quanto ci
amavamo, per sorridere sotto la luna.
«Ti amo.»
Lo avevamo detto entrambi. Forse senza consapevolezza della menzogna. Ma tutto
era come al solito. Il rancore permeava ogni nostra interazione. Ci davamo
colpe su colpe, rispondendo con scuse ad accuse, con offese a provocazioni. Fu
sufficiente una banalità, una scintilla in un enorme mucchio di sterpaglia
secca sotto vento.
Il
cambiamento fu repentino nella nostra conversazione. Non ci interessò di essere
in mezzo alla strada, con altre persone che ci camminavano intorno.
Era chiaro
che il nostro rapporto era concluso, eppure non eravamo disposti ad accettarlo,
non so perché. Ci prendemmo a male parole. Rimproveri e critiche sputate ad
alta voce.
«Vattene,
sei solo un povero idiota! Bastardo!» Dissi ad un certo punto. Giocavamo sullo
stesso piano. Rispose annuendo. Si voltò e se ne andò.
Non lo
avrei più rivisto in vita mia.
Rimasi
immobile senza punti di riferimento. Scoppiai in lacrime lasciando libere le
emozioni che avevo trattenuto fino a quel momento per non mostrarmi debole.
Eppure quelle parole erano uscite con convinzione dalla mia bocca. Ripensai
alle serate passate insieme, alle domeniche al mare, al suo sorriso, al suo
odore. Era finita.
Ero ancora
ferma con il volto rigato di piccole scie umide di pianto.
La mia
testa si perse in un vortice di pensieri confusi mentre mi incamminai verso
casa. Dentro vi trovai foto, lettere, regali e mille altri riferimenti a quella
persona che non avrei mai più rivisto. Piansi di nuovo con l’intenzione di
abbandonarmi all’ineluttabile fine che mi attendeva.
Mi
addormentai vestita nel silenzio della solitudine della mia casa da single.
Avevamo
fatto la cosa giusta.
Nessun commento:
Posta un commento