Un breve racconto emozionale, che coinvolge
la mente e diversi sensi.
Istruzioni per la lettura:
1.
Ascoltare in sottofondo la Canzone: First Fire, Bonobo. http://www.youtube.com/watch?v=1E2OZTRmNxk&list=PLK6CFF5XENOmeKZ4LtrU9CuUyHqsMc9Dl
2. Dare
uno sguardo al Graffito: Leviathan, Blu. Kreuzberg.
https://www.google.it/search?hl=it&site=imghp&tbm=isch&source=hp&biw=1280&bih=907&q=Leviathan%2C+Blu.+Kreuzberg&oq=Leviathan%2C+Blu.+Kreuzberg&gs_l=img.3...529.529.0.1312.1.1.0.0.0.0.146.146.0j1.1.0....0...1ac.1.31.img..1.0.0.FIrm1Nn24qs
3.
Pensare al Colore: bianco.
4.
Leggere quanto segue:
Ho iniziato
a scrivere biglietti sulla mia vita. Credo sia il formato più giusto, più
vicino a quanto mi è accaduto. Nessuna pagina impegnativa o diario personale.
Solo Post-it, nient’altro.
Post-it numero uno della giornata: Quanto
tempo dovrà passare?
Trascorro
le mie giornate tra i ricordi di quello che per lungo tempo sono stato. Un uomo
affermato, convinto dei propri mezzi e delle proprie azioni. Non ho mai fatto
il passo più lungo della gamba. Non ho mai azzardato e non sono mai andato più
in là delle mie possibilità. Ho accettato le cose che mi sono venute, ho
ringraziato per ogni dono ricevuto dall’esistenza. Un lavoro, una famiglia, una
realizzazione.
Post-it numero due: Essere licenziato - cosa diavolo può voler dire dopo 20 anni di
contributi?
Laura ora è
lontana, abita sempre nella nostra casa. Ho iniziato a nascondermi tra la gente
prima che prendesse la metro per andare al lavoro. Lei che ancora uno ne ha. La
nostra vita è cambiata da quasi due anni ma non riesco a togliermi dalla testa
che le cose potevano andare diversamente. Continuo, ogni giorno, a chiedere a
me stesso come sarebbero andate le cose se avessi avuto più attenzioni. Più di
quelle che davo. Continuo a chiedermi quanto i miei figli possano ancora riconoscersi nei miei occhi.
Post-it numero 3 di questa giornata di novembre:
Sono un ramingo.
Continuo ad
affiggere i miei pensieri su questa carta gialla, tentando di appiccicarli sui
muri della stazione. Spero che Laura riconosca la mia grafia o che magari
questi fogli striminziti attraggano l’attenzione di qualche passante. Sono un
ingenuo, questo è il problema. Non riesco a celare, a me stesso, il mio
abbandono. Mi guardo e non è tanto nella barba incolta, nei vestiti lisi
comprati in un’antica età dell’oro. Il problema è prendere consapevolezza che
le cose cambiano e non sempre in meglio.
Post-it numero 4: Pensa positivo
Una
signora, probabilmente rumena, si avvicina nel mio angolo fregandosene del
puzzo che i pavimenti emanano e mi lascia una moneta, sonante, di un euro. Non
ci faccio più caso. Come per la propria verginità, accettata la prima elemosina
le altre vanno giù e neanche te ne accorgi.
Post-it numero 5: Pensa positivo ma non
sperarci troppo
È questo il
senso delle cose? È questo quanto devo aspettarmi? In lontananza scorgo un
volto e riconosco gli occhi di una ragazza uguali ai miei. La sua adolescenza
ormai al termine è nascosta da una maturità acquisita sul campo.
Post-it numero 6: Pensa positivo e mantieni
la calma. Non scapp….
La sua voce
mi chiama. Mi prende per una braccio e mi accompagna fuori nel parco senza
farmi finire di scrivere. Non proferisco parola, non servirebbe. Lascio cadere
pezzi di carta a terra mentre ci
guardiamo, riconoscendoci l’uno nell’altra. Il suo nome è Chiara e probabilmente
mi vuole bene. Questo importa.
Mentre
sento chiamarmi, ancora una volta, con il mio nome mi guardo attorno e vedo che
tutti i miei biglietti non sono altro ormai che carta calpestata a terra. Quasi
non si riconosce più nemmeno una parola.
Esco alla
luce e la sua voce mi grida, sottovoce: Forza Papà.
Le macchine
continuano intanto a correre.
Post-it numero 7:
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