Miyajima

Miyajima

mercoledì 16 luglio 2014

Un Venerdì sera

Ho una sola Verità nella mia vita. 
Credere esclusivamente in ciò che abbia come ultimo fine me stesso.

Cosa interessante è che tale obiettivo è lo stesso per la stragrande maggioranza delle persone che vivono su questo pianeta.

Il problema è che dobbiamo vestire sempre nuove identità, sentirci apprezzati dagli altri, vederci come i buoni che sanno distinguere il “giusto” dallo “sbagliato”, capire il “bene” dal “male”. Per questo molti tendono a celare, davanti agli altri, il primo obiettivo della propria vita. Se Stessi.

Purtroppo per Voi, che mentite tutti i giorni alla vostra coscienza, è assolutamente così che vanno le cose.

In un albergo del Centro

Sono 500 euro tesoro – Ascolto un accento dell’Est, cerco di riprendermi dal mio stordimento

Non fare finta di non sentirmi. Sono 500 euro, muoviti  “Dragoste”

Prendi pure dal mio portafoglio – Traggo le ultime energie per indicare l’unica soluzione possibile-

La persona con cui ho svolto una delle mie pratiche preferite si accorge del mio stato, mi guarda con diniego e tira fuori dal cilindro 5 banconote da 100. Niente male penso. Intorno a me una delle più lussuose suite del primo albergo di città.

Se le cose vanno fatte, vanno fatte bene.

Questo è il mio mantra, sempre. In ogni circostanza.

“Dragoste” vuoi una sigaretta?



Non rispondo mentre vedo Alexia aggirarsi tra le lenzuola per trovare il suo accendino. Steso sul materasso scorro lungo le pareti rappresentazioni di paesaggi ottocenteschi, le tende rigorosamente chiuse sul fantastico corso della città, più giù sul tavolino la bottiglia di vino non ancora vuotata.  Vicino, i miei pantaloni e quel che rimane di un frugale dessert di qualche ora prima. Niente di strano. Il mio mantra prevede che le cose vadano sempre fatte bene.

Devo andare

Se vuoi puoi rimanere

Non ci provare piccolo. Ho già chiamato il taxi che mi aspetta sotto nella hall. Ti saluto “Dragoste”

Sento la porta sbattere e rimango solo nella stanza.
Il soffitto, di un bianco opaco, ha come ornamento delle greche dallo stile andato. Pomposo. Mi perdo tra le luci del lampadario e comprendo come questo ennesimo venerdì  sera non abbia più granché da darmi.

Sono stranamente turbato dall’assenza di qualsiasi emozione, mi alzo, mi guardo intorno e cerco di ricompormi. Sono le due di notte, non è poi tanto tardi. Mi prendo tutto il tempo necessario.



In fondo mi sono meritato il giusto divertimento. 
Quanto necessario per affrontare  il convegno di domani in cui sarò uno dei relatori principali. Sarà una giornata dura. Riflettendoci , mentre mi accingo ad uscire dalla stanza, mi convinco di come questa sera me la sia  proprio meritata.
Più delle altre volte.

Nello scendere dalle scale del lussuoso Hotel vedo intorno solo persone giuste, oserei dire di un certo rango. Esco fuori dall’edificio chiedendo la mia auto al facchino. Mi accingo all’ingresso quando sento il suo motore arrivare, farsi più grande. Una melodia per me.
Mi riverso in strada allontanandomi dal centro. Intraprendo la via di casa e sui bordi trovo le “colleghe” di Alexia intente ad aggredire il mercato. Ognuna ruggente verso i passanti. È chiaro che qualcosa per loro deve essere andato storto. Se per la mia Alexia ci vogliono 500 euro, per una sveltina qui ce la si può cavare con prezzi davvero modici.
Evidentemente non hanno buoni manager.

Mi fermo davanti l’ennesimo semaforo e accanto a me il classico uomo di mezza età, dentro una scassata Punto, si avvicina al marciapiede. Parcheggia e scende. Inizia a guardarsi intorno, con fare rapace. 
Penso immediatamente di aver incontrato l’ennesimo pazzo. Invece, proprio mentre sta per scattare il verde,  vedo un'auto lasciare una giovane africana sul marciapiede. 
La ragazza finge di sorridere ma mente chiaramente, l’uomo della punto non ci pensa su due volte. 
La carica e riparte.

Fra di me penso, così non può funzionare. Così non va.

Tengo fede al mio credo, alla Verità di Spada. 

Le cose o si fanno bene o è meglio non farle.

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